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LA GRANDE CASA SOPRA BELLAGIO CAP. 2

Erica accompagnò più volte suo padre alla grande casa e sempre c'era Silvano ad attenderla: siccome il medico preannunciava la sua visita con almeno un giorno d'anticipo, il ragazzo aveva istruito la vecchia domestica in modo da esserne  immediatamente informato. La ragazza dapprima parve apprezzare, poi iniziò a spazientirsi e non fece nulla per nasconderlo. Silvano non lo sapeva, ma lei aveva da poco troncato una relazione con un giovane di Como e si voleva concedere una pausa riflessiva prima di gettarsi in una nuova avventura. Doveva  essere lasciata in pace e non sentirsi il fiato sul collo e poi, se proprio avesse dovuto scegliere, ma si sarebbe messa con un milanese. Considerava gli abitanti della città degli alienati, molto snob, con la puzza sotto il naso, stressati come la madre di Silvano, dei veri bauscia incapaci di apprezzare le piccole gioie della vita.  Lei aveva perso la madre quando aveva poco più di dieci anni. La donna era uscita in barca con un'amica,...

LA GRANDE CASA SOPRA BELLAGIO Cap. 1

Ci sono tre  carrozzabili che portano a Bellagio: la prima parte da Como, la seconda da Lecco e la terza da Erba. Quest'ultima ha una  variante, una deviazione che descrive un semicerchio attraversando  zone poco abitate: un'area verdissima con  sparsi casolari  e qualche villa nascosta tra gli alberi d'alto fusto, una vera oasi di pace non ancora contaminata dal  turismo del  lago. In località Pra' Filippo un ricco notaio milanese di origini comasche, Lodovico Bernasconi, acquistò, all'inizio del Novecento, una grande casa circondata da  piante secolari e da un vastissimo prato pianeggiante che in Primavera si ammantava di fiori. Il lago da lì non si poteva scorgere, ma era poco distante e tutti ne avvertivano la presenza per la piacevole brezza che arrivava fin lassù. Comunque i proprietari avevano anche un  piccolo posto barca  alle porte di Bellagio e, se  volevano fare una gita sul Lario potevano raggiungerlo in meno di un quar...

Livigno e la val Monastero cap. 15

Quando il nonno di Anna si assentò dalla malga per raggiungere Livigno e confrontarsi con il grigionese la ragazza e Manfred approfittarono dell'isolamento e vissero come sposini novelli cementando la loro unione. Al mattino accudivano quelle tre vacche che erano rimaste in stalla, ripristinavano i camminamenti coperti dalla neve caduta nella notte e sbrigavano le faccende domestiche poi, dopo aver pranzato, calzavano le ciaspole e vagavano tra le montagne rincorrendosi ed abbracciandosi in un'incruenta lotta corpo a corpo. A volte Anna tirava fuori lo slittino e si lasciava scivolare verso il torrente o sulla strada del passo dalla malga alle prime gallerie. Con il ritorno del nonno le cose cambiarono e Manfred ritornò a dormire sul sofà presso il caminetto. Durante la notte, mentre il vecchio non riusciva a prender sonno preoccupato per le decisioni che l'amico grigionese avrebbe preso e per la soluzione cui non aveva voluto accennare, sentiva qualcuno muoversi nel corrid...
  Livigno e la val Monastero.    Cap. 14     I due anziani si incontrarono dunque a Livigno in una locanda al limite meridionale del lago. Il nonno di Mario comprese immediatamente che qualcosa di tragico era avvenuto alla malga di Bormio e non interruppe mai l’amico che descriveva gli avvenimenti con un filo di voce, evidentemente sconvolto,   anche se il locale era deserto e nessuno, tranne lo svizzero,   avrebbe potuto sentire. Saltava da un argomento all’altro accavallando spesso le parole tanto che il suo discorso appariva sconclusionato e spesso si faceva fatica a capire quale fosse   il soggetto della frase. Ripeteva concetti già espressi in precedenza e, come in una sorta di litania: “Manfred mi pare un bravo ragazzo e Anna gli si è subito affezionata” senza prima specificare chi fosse questo Manfred e che ruolo ricoprisse nella narrazione. ” Egli ha reagito d’impulso ad un attacco improvviso di tuo nipote che lo aveva aggredito ...
  USKOK 6 Dopo questi avvenimenti Ivan ed Eliza avrebbero potuto condurre una vita serena senza problemi economici. Il rapporto con i vecchi compagni uscocchi si era dapprima allentato per poi praticamente  interrompersi perché, dopo il triste episodio di Cherso, nessuno di loro si voleva  addossare impegni gravosi senza la certezza di raggiungere un risultato tangibile. La speranza di ricostituire una potentissima flotta di agili imbarcazioni stava man mano scemando: le  ultime allungate scialuppe ed affusolate feluchine giacevano infatti semi carbonizzate nel piccolo porto di Segna. Gli uomini più giovani e validi avevano cercato di impegnarsi in lavori che permettessero  loro di sopravvivere gli anziani, tra cui il comandante, vivevano di ricordi e non sapevano individuare, tra le nuove generazioni, chi avrebbe potuto mettersi alla guida di un popolo di disperati. Le donne non incitavano più i loro compagni esortandoli a compiere nuove epiche imprese ...

Uskok 23

  Uskok 23   In quelle ore di grande confusione gli ufficiali delle  caserme dislocate sul territorio istriano si consultavano tra loro per decidere come muoversi mentre parte dei militari  aveva già abbandonato la penisola per cercar di raggiungere zone meno pericolose. Nessuno poteva dirsi al sicuro anche se i più esposti erano, oltre ai soldati di qualsiasi ordine e grado, i dipendenti statali e comunali compresi gli insegnanti, gli appartenenti al clero  ed in genere coloro che, magari ingenuamente e senza eccessivo entusiasmo, avevano assecondato le iniziative del  regime. Era difficile stabilire se avesse maggior peso la questione etnica o quella politica o se si volessero semplicemente vendicare veri o presunti torti subiti: in genere gli istro veneti e gli italiani giunti da altre regioni venivano considerati “nemici del popolo” perché,  con notevoli eccezioni,  poco propensi ad accettare le idee comuniste mentre gli slavi avevano matu...

Uskok 22

  USKOK 22 Catina era troppo impegnata con il lavoro in trattoria per rendersi conto  compiutamente dei grandi cambiamenti che stavano interessando,  tutti in senso negativo, l’Istria: in qualche  occasione alcuni avventori avevano inveito contro il governo, ma lei non desiderava intromettersi in questioni politiche che riteneva non la riguardassero. Il marito, gravemente ammalatosi prima che scoppiasse la guerra, aveva voluto cambiare il cognome della famiglia e la modifica era stata registrata sulla Gazzetta ufficiale del regno: se qualche indizio  di simpatia nei riguardi del  regime si voleva trovare questa poteva essere l’unica traccia cui non erano però seguite altre azioni che rivelassero particolari orientamenti politici. Nel lavoro si faceva aiutare da due croati: l’anziano Mikula che aveva l’ordine di fischiare, per non ubriacarsi, durante il travaso del vino in cantina e la giovane e bella Antonija, una delle sorelle di Rita, che era diventat...