Uskok 5
USKOK 5
Mentre Ivan cercava una spiaggetta per attraccare, il chioggiotto, con l’altra barca, si spostò sotto l’imboccatura della caverna. L’intenzione era
quella di far scendere le casse, sempre che fossero ancora lì, sino
al pelo dell’acqua e di issarle poi sull’imbarcazione più grande che era quella
del mercante.
L’uscocco, dopo essersi denudato, si arrampicò come uno
scoiattolo sino all’imboccatura della spelonca, scostò alcuni rami che
ostruivano il passaggio e penetrò all’interno di essa. In un angolo erano
stivate le casse: il legno si era un po’ guastato, ma non più di tanto perché il
montenegrino si era servito di un’essenza resistente all’aria ed all’acqua di
mare.
I contenitori furono imbragati, uno per uno, con una robusta corda e fatti scendere con
esasperante lentezza: Ivan infatti temeva che i fondi delle casse potessero
cedere ed il contenuto inabissarsi in quel tratto di mare
molto profondo.
Tutto però procedette nel migliore dei modi e il giovane, alla fine del recupero e sotto lo sguardo estasiato di Eliza, si tuffò in acqua da un contrafforte e le due
imbarcazioni, una stracarica e l’altra molto più agile, ripresero la via di
Basca.
Qui giunti Ivan ed il chioggiotto controllarono ancora una
volta che tutto fosse in ordine, scavarono due
buche nella sabbia, interrarono le casse e ne rimandarono al giorno
seguente l’apertura perchè ognuna era sigillata con due robusti lucchetti.
Eliza ed il giovane si appartarono poi dietro una macchia di
arbusti e, senza perdere di vista i due
compagni, si riappacificarono definitivamente in quel luogo
idilliaco tra profumate essenze marine ed in vista di quel mare che bagnava anche la loro patria perduta.
Fiorina era raggiante forse immaginando che quell’avventura e
quel ritrovamento avrebbero potuto imprimere una svolta ai tristissimi eventi
che avevano, loro malgrado, coinvolto gli uscocchi: nella propria ingenuità li considerava infatti anime elette votate alla difesa dei cristiani e quindi
meritevoli della più ampia considerazione per questa scelta di vita. Eliza le aveva descritto solo in parte le avventure dei propri compagni, quelle avvenute nel periodo in cui esi erano ancora spirati da nobili ideali e la giovane si era fatta
sedurre da questi racconti per cui anche le gesta sanguinarie ai
danni di popolazioni inermi venivano fatte passare per esemplari episodi di dedizione ad una santa causa.
Aveva assistito all’incontro di Ivan con uno dei sei uscocchi
che erano sbarcati a Cherso con il proposito di riprendersi Segna e ora si
aspettava che al giovane ed ai suoi compagni fosse consegnata parte del bottino,
sempre che di vero bottino si trattasse.
Si era follemente innamorata di quel ragazzo cencioso e inselvatichito per un’esistenza assai grama e lo considerava un eroe pronto a qualsiasi sacrificio pur
di difendere i propri puri ideali. In aggiunta voleva emulare Eliza diventando
l’appassionata compagna di un valoroso le cui gesta si sarebbero tramandate da
una generazione all’altra sia tra
gli uscocchi che tra i loro acerrimi nemici.
Il mattino seguente, di buon’ora, mentre Ivan e la sua
compagna giacevano ancora nudi ed appagati in un morbido avvallamento del
terreno si mise, in compagnia del chioggiotto, a dissotterrar le casse per
scoprirne il contenuto.
Il mercante fece saltare, non senza sforzo, i primi due
lucchetti: all’interno erano stivati collane, bracciali, diademi, orecchini e
monete veneziane, austriache, di Ragusa e del Papa. Se le altre cinque casse
avessero confermato le aspettative, per gli uscocchi potevano ben suonare le
trombe della riscossa!
Il chioggiotto, che sprizzava soddisfazione da ogni poro, si
diresse con Fiorina sino alla casa del pescatore suo amico che non era molto distante: “Ci faremo
prestare un carro, caricheremo il bottino ed attraverseremo l’isola per poi
farci traghettare a Cherso. Dipenderà poi da Ivan il mantenere o meno la
promessa fatta all’uscocco e, in caso affermativo, vedremo come gestire la
faccenda”.
Fiorina si rabbuiò: “ Certamente Ivan manterrà fede alla
promessa. Gli uscocchi non tradirebbero mai un
proprio compagno e nel malaugurato caso egli avesse un’idea diversa, io
lo obbligherò a comportarsi dignitosamente. Non ritengo però che voglia trasformarsi
in uno spergiuro!”
In quella circostanza Fiorina si immaginava già legata a
quell’ardimentoso e gagliardo giovane conosciuto sull’isola di Cherso: insieme
solcavano le perigliose acque dell’alto Adriatico entrando ed uscendo da
stretti canali, tra isole disabitate e nude scogliere alla ricerca degli odiati nemici da
sterminare.
Eliza ed Ivan si ricomposero proprio mentre la giovane istriana
ed il mercante stavano arrivando con un carro un po’ sbilenco trainato da due anziani
cavalli ma, a quanto pareva, capace di superare ogni ostacolo.
Attraversarono da sud a nord tutta l’isola di Veglia sino
alla punta di Santa Maria e nelle immediate vicinanze traghettarono sino a
Cherso.
Grande fu lo stupore e la disperazione di tutti, in maggior
misura di Fiorina, quando vennero a scoprire che i sei uscocchi erano stati
impiccati dopo una breve scaramuccia con i gendarmi: una fine ingloriosa per un gruppo di disperati sognatori!
Comunque, per evitare problemi e viaggiando solo dopo
l’imbrunire, i quattro raggiunsero Porosina e da lì la costa istriana sempre
trasbordando il prezioso malloppo da un mezzo di trasporto ad un altro.
“Io non voglio più proseguire, ho visto miseramente
naufragare i miei progetti ed intendo ritirarmi nella casa di Rabaz recidendo
ogni contatto con la mia famiglia d’origine”. Fiorina era amareggiata,
moralmente distrutta. Venuta a conoscenza di cosa aveva quasi sicuramente
architettato il fratello Alvise, voleva estraniarsi da quei consanguinei,
luridi profittatori, gente che aveva una pietra al posto del cuore.
Si ritirerà, pochi mesi dopo quest’avventura, in un
convento di suore a Rovigno e lì
terminerà la sua purtroppo brevissima esistenza.
I tre compagni rimasti dovevano decidere sul da farsi: se
avessero di nuovo raggiunto il vecchio capo
in montagna, egli si sarebbe impossessato di tutte le casse e ne avrebbe usato
il contenuto per inattuabili progetti nell’illusione di un impossibile
riscatto, di una improbabile rivincita. Per evitare, almeno in parte che ciò accadesse Ivan ed Eliza incaricarono
il chioggiotto, che ormai godeva della loro fiducia, di consegnare due casse
agli uscocchi dispersi sui Gorianci, dovevano
però servire solamente per soccorrere quella martoriata popolazione, di
tenersene una per se e di acconsentire a che le rimanenti tre casse
diventassero di loro proprietà.
Il mercante accettò il compromesso interpretando a proprio vantaggio quanto stabilito: provvide infatti
a sotterrare due forzieri nei pressi di Karlstadt, uno lo affidò al vecchio
uscocco per i bisogni della sua gente e fece perdere le proprie tracce.
Certamente non si ritirò in convento come la candida Fiorina.
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